É dall’estate scorsa che desidero raccontarvi una storia, una di quelle storie belle e pulite, che meritano di essere raccontate. Ma poi tra il dire e il fare, tra i compiti del seienne e gli scioperi della metro, tra le prime febbri di stagione del treenne e gli impegni lavorativi… Natale é alle porte e io non vi ho ancora raccontato nulla.
Questa storia inizia nel cuore della Maremma, in una località che si chiama San Valentino. Già il nome la dice lunga! Ci siamo capitati per caso, per un week-end di fine agosto improvvisato. L’unica camera libera che sono riuscita a trovare con 24 h di preavviso, si trovava a poche curve da Sorano, in un agriturismo biologico a gestione familiare: l’Aia del tufo.
A volte penso che gli incontri fortuiti siano i più significativi. Se mi fossi organizzata con anticipo, come le persone serie, probabilmente non ci sarei capitata: solitamente scelgo strutture dotate di piscina per far sguazzare i bambini a fine giornata… e lì la piscina non c’era. Di contro però c’era verde a perdita d’occhio, aria pulita, papere, galline, conigli e molto altro… Un luogo ideale per i bimbi, in particolar modo per i bimbi di città, che non sempre hanno il privilegio di un contatto così ravvicinato con la campagna! Tra l’altro i miei figli hanno subito trovato 2 compagnette di giochi con cui hanno corso, chiacchierato e simulato falò notturni (non smetterò mai di incantarmi di fronte al potere della fantasia) e dalle quali hanno imparato che un cane di grossa taglia non rappresenta per forza un pericolo. Vi dico solo che dopo oltre 2 mesi… il seienne mi chiede ancora se possiamo avere anche noi un pastore dei Pirenei…
É qui che ho mangiato i miei primi pici all’agliata. Di – vi – ni. Un piatto che raccontava la sua terra: dalla farina usata per i pici, ai pomodori che li condivano. A dire il vero, non c’è nulla che abbia assaggiato lì che non parlasse della passione con cui viene curata tutta la filiera, dal seme, al raccolto, alla trasformazione. La passione, certo, ma anche il duro lavoro e la costanza, e soprattutto la scelta di vivere in sintonia con la natura. Sono rimasta folgorata, lo ammetto. Tanto da interrogarmi sul mio stile di vita. Frenetico, stressante, in una città ricca di verde, ma poco sensibile alla sua tutela.
No, non che prima ne fossi soddisfatta, ma il mio passaggio all’Aia del tufo mi ha aperto gli occhi sul fatto che è ancora possibile cambiare rotta. Nel frattempo… perchè io rimango quella che “tra il dire e il fare…”, mi sono portata a casa alcuni prodotti che centellino gelosamente! La confettura di mela e peperoncino per accompagnare il pecorino toscano, gli oli essenziali da respirare a pieni polmoni, ma soprattutto le farine: quella di farro che nei dolci è la mia preferita e quella di grano tenero ottenuta da grani antichi, che mi ha fatto semplicemente innamorare per la personalità che conferisce alle preparazioni.
E per inaugurare il mio prezioso sacchetto di farina ottenuta da grani antichi (abbondanza, autonomia, gentil rosso) potevo forse non scegliere una ricetta tipica toscana? Vi lascio i miei cantucci… rigorosamente accompagnati da vin santo!
- 250g di farina
- 5g di lievito vanigliato
- 150g di zucchero semolato
- 2 uova
- 1 tuorlo
- 120g di mandorle intere
- Per cominciare tostate le mandorle in forno a 200° per 3-4 minuti ed estraetele dal forno.
- In una ciotola unite, le uova e lo zucchero amalgamando bene.
- Aggiungete gradualmente la farina setacciata con il lievito ed impastate con le mani.
- Per ultime aggiungete le mandorle tostate e ora formate un filoncino con l’impasto. Se desiderate cantucci più piccoli, formate invece 2 filoncini.
- Posizionate il filoncino su una leccarda rivestita di carta da forno e spennellatelo con il tuorlo d’uovo.
- Infornate ora a 180° in forno preriscaldato per 20 minuti.
- Estraete la leccarda dal forno, lasciate leggermente raffreddare e ora ricavate i vostri cantucci tagliando fette di circa 1,5 cm dal vostro filoncino.
- Disponete i cantucci sulla leccarda e rimetteteli in forno a 150° per altri 12 minuti per farli “biscottare”.
Concludo con una doverosa annotazione: nessuno mi ha chiesto di pubblicizzare questa struttura ed i suoi prodotti, ne sto parlando per mia scelta, senza nessun ritorno personale, semplicemente perchè ho amato questo posto e le persone che lo gestivano. Qui trovate i loro prodotti, che è anche possibile acquistare online: http://www.aiadeltufo.com/agricoltura-biologica/
laura dice
Mi piace quello che hai raccontato e spero veramente un giorno di poter visitare la Maremma, e adesso che so di questo posto devo proprio organizzarmi!Intanto prendo la ricetta dei tuoi cantucci e la metto via per Natale 🙂
Silvia Brisi dice
In Toscana sono molto sensibili alla vita a contatto con la natura, quando sono stat in Garfagnana a Maggio ho avuto le tue stesse impressioni e sensazioni!! Una meraviglia!! E non potevi scegliere una ricetta migliore, biscotti antichi, fatti con i doni della terra, assolutamente perfetti!!
Un abbraccio Vanessa, eh eh, mi hai fatto ridere con il pastore dei Pirenei, proprio un cagnolino vero??
Buona giornata!!
paola dice
immagino che soddisfazione sgranocchiare questi cantucci,buoniiiiiiii
Lilli nel paese delle stoviglie dice
che belle queste storie, noi che viviamo in città abbiamo bisogno di andare in posti simili, immersi nel verde, nella serenità, con prodotti genuini e coltivati con passione, anche io appena posso scappo da milano! i cantucci son troppo buoni, da mezza toscana qual son li apprezzo parecchio, se riesci passa da me, un abbraccio!
ely mazzini dice
Grazie per averci fatto conoscere un posto così fantastico 🙂
Davvero deliziosi questi cantucci, bravissima!!!
Un bacione
lisa dice
Adoro i cantucci e i ricordi dei miei viaggi in Toscana sono legati a loro!!!
Bellissimo post!
Alessia Mirabella dice
Probabilmente i ‘fuori programma’ celano dei meravigliosi colpi di scena. Il tuo racconto mi ha fatta sorridere e le tue fotografie mi hanno fatta sognare, tant’è bella la luce che hai catturato. Una ricetta e una storia. Fantastico.
p.s.: dovremmo (se solo potessimo) viaggiare di più!
miss mou dice
Bellissima la storia maremmana, il luogo, la fantasia dei tuoi bimbi. Ma ancor più belli i cantucci uno dei miei biscotti preferiti!! <3
Melania dice
Bellissimo quello che hai scritto Vanessa. E ancor di più bella la sensazione che un luogo resti dentro così tanto. Anche io ho preparato i cantucci!!! Telepatia? Ma i miei son stati divorati all’istante.
Un abbraccio immenso a te
Valentina dice
Che bello questo post, Vanessa… E’ vero, è ancora possibile cambiare rotta.. io ci penso spesso, sai? E se non si è ancora pronti al grande passo, quello che ci farebbe cambiare totalmente modo di vivere, beh.. si possono cambiare alcune piccole grandi abitudini per portare un po’ di viver sano nella nostra quotidianità 🙂 Da sempre voglio fare i cantucci e da sempre rimando, non so perché! Mi sa che è venuto il momento di provare!!! I tuoi sono deliziosi e fanno venire l’acquolina, bravissima! <3 Un grande abbraccio, buona serata :**
Anna Rita dice
Sono stata a Firenze due weekend fa e i cantucci non li dimenticherò più! Mi salvò la ricetta, così potrò farli assaggiare anche ai miei..ho dimenticato di portarli come souvenir 😀
Mary Vischetti dice
Vanessa cara, anch’io sono di quelle che “tra il dire e il fare”…Il tempo è sempre così tiranno e le cose da fare sempre un milione…Che bello il tuo racconto. Si avverte pienamente quanto tu abbia apprezzato questo luogo genuino e ritemprante! La natura e la semplicità hanno un potere meraviglioso! Meravigliosi sono anche i tuoi cantuccini che io adoro alla follia! Un abbraccio grande, Mary
balconcine dice
Che bella storia, Vanessa, che belle foto, che bei biscotti… che bello tutto!
Mi sono innamorata del tuo blog e vengo a sbirciare spesso!
Solo che farlo a quest’ora è controproducente: mi è passato il sonno e tornata la fame… AIUTOOO.
Vado a cercare la museruola, un abbraccio!!